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S come San Valentino

Come avviene nelle nostre vite con le persone, per mangiare occorre essere disposti a mettere da parte la nostra diffidenza iniziale nei confronti di qualcosa che è “altro da noi”, e scegliere di fidarci.

La pizza della domenica sera

La domenica sera è uno di quei momenti in cui impastare rende meglio l’idea di cosa significhi trasformare le emozioni in qualcosa che nutre e appaga. Provare per credere. Con la pizza è meglio.

Un dolce ricordo

Ricordo i suoi “gnocchi di pane”, la sua “pappa al pomodoro”, le sue torte di frutta surmatura… Ad ogni occasione di convivialità, Speranzina, come veniva affettuosamente chiamata da tutti noi, preparava sempre qualche manicaretto. Amavo la sua capacità di trasformare gli ingredienti che trovava nel suo frigo, in ricette. C’era sempre un filo sottile che le univa… e un dolce racconto che ne impreziosiva il valore.

Il confort di una vellutata

Non bisogna approfittare del potere curativo dei cibi. Non tutti gli alimenti, così come non tutte le ricette, risuonano con la nostra condizione del momento.

Il segreto non è reiterare strategie note, ma imparare a conoscersi per individuare come curarsi. Quando ne abbiamo bisogno. Nel corpo, nella mente, nelle emozioni e nello spirito.

Mangiare l’invisibile

Hai mai pensato di come il cibo sia importante per noi e per l’essere umano in generale? Prova a chiudere gli occhi e ad immaginarti solo in un deserto. Senza acqua e senza cibo, non ci sono ricchezze che possano salvarti… né cultura, né conoscenza, né preparazione atletica… Il cibo e l’acqua sono, come l’affetto, due beni primari per tutti gli esseri umani.

La pentola a pressione

Quante volte ci capita di ingoiare grossi rospi amari e sentirci a disagio con noi stessi per essere venuti meno ai nostri bisogni, a quello che per noi è importante, ai nostri valori? Un po’ come una pentola a pressione, quando tratteniamo “troppo”, magari per amore degli altri, poi esplodiamo.
Vediamo come rompere questa dinamica.

Il gusto del giudizio

In un mondo di “tuttologi”, dove con facilità possiamo accedere alle più disparate informazioni, tutti ci sentiamo nella posizione di poter dire la nostra, criticare l’operato altrui ed evidenziare gli errori, i difetti, le mancanze… ma quanto ci soffermiamo ad ascoltare realmente gli altri?

Tutto parla di noi. Anche quello che mangiamo

Secondo il primo assioma della comunicazione: non si può non comunicare. Tutto è comunicazione. E se lo è perfino il silenzio, perché non dovrebbe esserlo quello che decidiamo di mettere nel nostro piatto o a bollire in pentola?